MICROCOPY

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Cosa sono i microcopy?

Forse sarebbe più semplice partire chiarendo ciò che rappresenta un copy in generale, per fare poi un salto in avanti e comprendere il significato contestuale di quella parolina che lo precede, “micro”.

Il tutto ha a che fare con le parole messe al servizio di un fine specifico e rivolto a un target definito. Un tempo, il copy, rappresentava la componente testuale delle pubblicità.
Oggi possiamo trovare buoni (o cattivi) copy ovunque: sui siti, sui social e - ovviamente - nell’ampio ed evoluto mondo dell’advertising.

Fatte le dovute premesse, il passaggio è breve. I microcopy sono copy, ma molto brevi, piccole porzioni di testo che riducono al minimo (se non a zero) gli errori degli utenti durante un’azione on line.
I migliori sono quelli di cui non ti accorgi, che ti conducono passo passo fino a raggiungere l’obiettivo. A volte possono farti sorridere e rendere un’esperienza piacevole, ma sempre con lo stesso fine: rendere limpida la richiesta.
Una delle caratteristiche fondamentali che questi silenziosi e preziosi tasselli comunicativi devono rispettare, è l’efficacia nell’accompagnare l’utente a compiere un’azione, senza mai farlo sentire in difetto o, peggio ancora, senza fargli cambiare idea.

Come ci racconta Fabiola Noris in “Microcopy mon amour”, è possibile individuare l’evento che li ha fatti nascere. Il primo microcopy al mondo o - se non altro - quello così evidente da definirne la categoria, è comparso nel 2009 grazie a Joshua Porter, il quale aveva creato un format per un pagamento ma si era accorto che la maggior parte delle transazioni non andava a buon fine per un piccolo, comune errore commesso dagli utenti.
La soluzione? Inserì una breve frase subito dopo il campo incriminato, così da prevenire ogni dubbio e ridurre a zero il rischio di confusione o di abbandono.

Ad oggi possiamo trovare infiniti esempi di microcopy, frutto di menti pratiche e creative.
Un esempio? Apri l’homepage del tuo social preferito e concentrati sulla prima, semplice frase che incontri prima di scrivere il tuo post. Quella è un microcopy.
Facebook, ad esempio, la sintetizza in quattro parole “A cosa stai pensando?”.
Twitter lo adatta al proprio registro “Che c’è di nuovo?”.
Linkedin ti invita all’azione, “Di cosa vorresti parlare?”.

Le possibilità sono infinite e i risultati portano quasi sempre al successo.

Li conoscevi già? Hai pensato a come poterli inserire all’interno della tua realtà? Contattaci e ragioneremo insieme su come adattarli al meglio all’interno delle tue piattaforme.

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