Perché abbiamo scelto di parlare di stereotipi?

Innanzitutto perché la comunicazione, nel suo insieme, ne è densa e, in più, perché questo tipo di idee generalizzate e precostituite - se usate in modo sbagliato - può risultare molto pericolosa in una strategia di marketing.

Lo stereotipo, nella sua definizione più generale, è rappresentato da una serie di opinioni radicalizzate, vere in alcuni casi ma non in tutti, molto spesso soggettive che definiscono persone, luoghi, oggetti e sono frutto di ragionamenti passati difficili da sradicare.

A cosa servono? Da che mondo è mondo, gli stereotipi sono nati per creare delle immagini mentali che aiutino a semplificare la realtà e renderla più comprensibile.

Oggi, però, la società sta cambiando ed è sempre meno accettabile affidarsi a queste scorciatoie mentali per raccontare il proprio punto di vista, fare marketing e posizionarsi nella mente dei clienti.

Nella comunicazione e nell’advertising, gli stereotipi sono immediatamente identificabili, creano un’illusione di condivisione ma allo stesso tempo escludono a priori tutti coloro che non si riconoscono in quell’immagine standardizzata.

I bambini devono essere vestiti di azzurro e amare il calcio.

Le bambine preferiscono il rosa e giocano soltanto con le Barbie.

Questi, ad esempio, sono stereotipi che potrebbero influenzare un’azienda di articoli per l’infanzia e portarla a scelte di marketing poco inclusive. Inutile aggiungere anche dannose.

Ad oggi, la soluzione migliore è impegnarsi nella ricerca di modelli di comportamento diversificati, analizzando bisogni e abitudini degli utenti attraverso le loro stesse preferenze d’acquisto (che, molto spesso, non rispecchiano mai ciò che ci aspettiamo).

Un minuzioso lavoro di studio che definisca trend, personas e preferenze è ormai imprescindibile se vuoi che il tuo brand possa appropriarsi di una nicchia di mercato e incontrare l’esatta aspettativa dei clienti.

Chi lo fa? Ci pensiamo noi! Contattaci e ci metteremo subito all’opera per definire la tua.